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16/01/2024Vita Indipendente, tra autonomia e fiducia.
28/02/2024Nell’ambito dello sport, il concetto di inclusione sta diventando sempre più centrale, aprendo la strada a un coinvolgimento senza ostacoli per le persone con disabilità.
La disabilità, anziché essere vista come un limite invalicabile, diventa parte integrante di un contesto complesso in cui corpo, mente e società interagiscono in modo unico. Modelli come l’ICF hanno ridefinito la prospettiva, spostando l’enfasi dalla disabilità all’interazione sociale. In questo scenario, il Comitato Italiano Paralimpico (CIP) emerge come una forza trainante nell’organizzazione di eventi sportivi inclusivi, contribuendo a trasformare la percezione della disabilità.
Lo sport nell’ambito della disabilità va oltre l’aspetto terapeutico, diventando uno strumento di espressione e realizzazione personale. Le persone con disabilità, sfruttando la pratica sportiva, non solo potenziano le capacità residue, ma sperimentano anche nuove risorse, stimolando la crescita individuale e il benessere emotivo.
Questo articolo racconta le sfide e le opportunità dell’integrazione sportiva per le persone con disabilità, soffermandosi sul ruolo degli allenatori nella creazione di ambienti favorevoli. Con una conoscenza approfondita delle caratteristiche delle persone con disabilità e una sensibilità empatica, gli allenatori sono una figura chiave nel garantire un coinvolgimento inclusivo, costruendo connessioni tra diversità e promuovendo il pieno potenziale di ogni individuo.
Ecco la testimonianza di Nicola Letizia,
Consulente alla Pari per Agenzia Vita Indipendente RM5.
“Quando ti alleni cambi faccia, sembri un’altra persona”
è questa l’espressione che esclama chi mi vede in palestra mentre mi alleno, ammirando il mio atteggiamento. Lo sport ha sempre rappresentato e impegnato gran parte della mia vita: l’attività fisica mi ha educato alla lealtà e aiutato a modellare molti dei miei aspetti caratteriali.
Ho sempre pensato, infatti, che lo sport stimoli la voglia di stare insieme in funzione di uno stesso obiettivo ma divertendosi e tenendo la mente occupata.Ora che la mia statura è notevolmente cambiata, questa nuova realtà ha completamente stravolto il senso e l’approccio che ho verso lo sport.
Mi chiamo Nicola Letizia, ho trentotto anni e dal 2006 sono in sedia a rotelle a causa dell’Atassia di Friederich, frequento la palestra e ho deciso di non farmi scoraggiare da questa mia condizione anzi di farla diventare un punto di forza da sbandierare con orgoglio.
All’inizio non è stato facile per me mettere da parte la vergogna e confrontarmi con persone che non immaginano come ci si può adattare a superare determinati ostacoli.
Adesso, fare attività sportiva è diventato un mezzo che mi aiuta a mantenere un perfetto controllo del corpo e della postura, mi fa capire con estrema facilità quali sono gli ausili di cui devo servirmi per migliorare certi movimenti e in ultimo, ma più importante, è sicuramente il benessere psicologico che mi porta.
Per me, lo sport genera una grossa carica motivazionale, è un mezzo di svago in grado di gestire il senso di frustrazione che la mia condizione provoca. Con lo sforzo fisico e soprattutto mentale, io riesco a capire e superare i miei limiti sviluppando capacità che poi puntualmente uso anche nelle azioni quotidiane.
Questa consapevolezza, negli anni, si è concretizzata grazie a figure professionali preparate dal punto di vista sportivo e dotate, inoltre, di una sensibilità capace di motivarmi a fare sempre meglio.
L’attività fisica costante è stata sostanziale per aumentare la mia autostima e, giorno dopo giorno, non fa altro che giovare sul comportamento e sull’atteggiamento verso gli altri: nel corso dei miei allenamenti, inoltre, ho sviluppato amicizie e attestati di stima che difficilmente sarei riuscito ad avere senza la cultura dello sport.