“Lo Sport che Abilita”
29/01/2024Cosa significa Vita Indipendente?
Se chiedessero cosa significa, per me, vita indipendente risponderei: fare quello che per altri è di estrema facilità e naturalezza, come svegliarti tardi la mattina perché la notte hai fatto baldoria, cucinarti da solo, lavarti, vestirti, fare sport in completa libertà e autonomia e cercare di non farsi sopraffare dalle prospettive negative che una condizione come la mia ti provoca. Senza la sedia a rotelle, per me, sarebbe vita indipendente. Prendendo un semplice vocabolario della lingua italiana vediamo che indipendente è: “colui che non dipende da altri, autonomo; che non è soggetto a vincoli di alcun genere”.
Si esprime il concetto di “autonomia” ed io, anche usando la mia spregiudicata ironia e sano ottimismo, non riesco proprio a farlo mio! Non riesco a immaginare “autonomia” nel momento in cui ti trovi a gestire una sedia a rotelle che cambia, come per magia, la tua concezione degli spazi: porte troppo strette dalle quali non si passa, gradini troppo alti da superare da solo, pavimento in salita o discesa, tavolini dei locali pubblici non adatti alle mie misure, ascensori stretti (sempre se disponibili…) etc.
Nella mia realtà, la prerogativa “di non dipendere da altri” è impossibile. Il semplice fatto di non poter scappare a gambe levate davanti a certa gente o situazioni mi ha reso piuttosto selettivo e riflessivo, poco paziente ed esigente, sia nei miei confronti che nei confronti degli altri e anche introverso, timido e testardo.
Sono convinto, però, che tutti questi aspetti più o meno negativi cambino nel momento in cui subentra la fiducia nella persona che ho davanti. Nel tempo ho acquisito la consapevolezza che la sedia a rotelle limita la mia autonomia, che necessita per forza di aiuto esterno, starà però a me scegliere la persona alla quale rivolgere tale richiesta. La frustrazione, diventata rabbia, si combatte meglio in compagnia e con tanta ironia e giusto coraggio. Gli ostacoli per me impossibili da superare da solo li affronto con le persone della mia vita, come la mia impagabile famiglia ed amici straordinari e, insieme a loro, cerco di modellare la mia quotidianità intorno ad un nuovo significato di vita indipendente, una vita più adatta alle mie esigenze.
IL PROGETTO VITA INDIPENDENTE
A seguito dell’art. 19 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel 2013, il governo italiano ha cercato di fissare linee guida e modelli da applicare per favorire l’inclusione sociale. È da queste premesse che si incomincia a parlare del progetto Vita Indipendente, ovvero: un progetto nato per garantire a persone con disabilità grave la possibilità di vivere senza dover ricorrere alle strutture protette e di avere condizioni di vita con importanti margini di autonomia”.
Personalmente, sono venuto a conoscenza del progetto grazie all’assistente sociale del mio comune, Sant’Angelo Romano, che mi ha aiutato nella presentazione della domanda di partecipazione. È a questo punto che ho conosciuto la cooperativa “il Pungiglione” con la quale abbiamo cominciato a costruire il mio percorso, facendo emergere bisogni e desideri personali partendo proprio dal concetto di autonomia. Ho imparato ad avere uno spazio di tempo libero in cui “girare per conto mio” con persone affini con le quali mi sono trovato bene fin da subito. La specifica “fin da subito” non mi sembra banale: il progetto, infatti, è riuscito ad abbattere quel “muro di isolamento” tra me e la società. La possibilità di condividere passioni e impiego del tempo libero con altri non ha fatto altro che accrescere la mia personalità e autostima.
A proposito di questi due concetti fondamentali, mi preme raccontare un’esperienza condivisa con Massimiliano, un operatore del progetto: premetto che io, nonostante la sedia a rotelle, sono una persona piuttosto spericolata e credo molto nell’euforia data dall’adrenalina, una bella botta di vita secondo me. È così che ho trascinato Max a fare un volo su un aereo ultraleggero a due posti: vi lascio immaginare le sensazioni di eccitazione, benessere e ottimismo che il volo trasmette….
In generale, posso testimoniare che il più grande risultato che il progetto mi ha portato è avere una maggiore consapevolezza di me stesso. Poter raccontare la mia situazione di disagio con me stesso e di conseguenza anche con gli altri, ha svolto per me un effetto terapeutico. Confrontarsi con vissuti sicuramente diversi, amplia di gran lunga i tuoi punti di vista.
Per quanto mi riguarda, sono rimasto sorpreso dall’enorme capacità dimostratami da coloro che ho conosciuto nell’ambito del progetto di “ridurre le distanze” tra me e loro. Sembrava che ci conoscessimo da tempo ed è nata immediatamente una complicità di intenti e interessi comuni, vissuti simili che hanno spinto a confidarmi con loro. Lo star bene ha dato vita a conversazioni spensierate e naturali, ironiche e allegre ma nello stesso tempo anche particolarmente serie e riflessive. Ho condiviso passioni e ne ho conosciute altre che mi accompagneranno per sempre. Amici che non mi sarei immaginato!
Entrare in contatto con il progetto e costruirlo su misura per me, secondo le mie aspettative e interessi, il mio benessere fisico e mentale, è stato reso possibile dal termine “fiducia”. Ho capito che la poca autostima e la scarsa consapevolezza nelle proprie capacità, non fa altro che influire sulla condizione psico-fisica della persona e che la fiducia è un sentimento molto importante perché è alla base dei più intensi legami umani e deve essere continuamente sorretto e alimentato. L’atteggiamento di convinzione e spontaneità che è venuto a formarsi con gli operatori, è stato quindi un supporto notevole in tale senso. Insomma, il bello di questo progetto sta proprio nella grossa motivazione e incoraggiamento che un rapporto di fiducia è in grado di provocare. Io posso dirvi che con la maggior parte delle persone incontrate nel percorso ho percepito subito enorme fiducia e affinità e queste mi hanno aiutato ad abbattere quelle barriere di insicurezza che stupidamente avevo innalzato tra me e la società.
In conclusione, devo molto a questo progetto che ha fortificato la mia autostima e mi ha fornito alcuni degli strumenti per interpretare la vita con una sedia a rotelle, come poter far sì che la tua esperienza diventi utile anche per gli altri. Una conseguenza di tale crescita, ad esempio, è data dal fatto che oggi svolgo il ruolo di “consulente alla pari” nello sportello dell’Agenzia della vita indipendente: quando si dice “la tua esperienza al servizio di altri”
Articolo a cura di Nicola Letizia,
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